Monaco basiliano, nato a Simeri (Catanzaro) verso la metà del sec. XI. Della famiglia si conoscono i nomi dei genitori (Giorgio ed Elena), mentre la casata che talvolta gli è attribuita (i Trigona di Sicilia) lascia parecchi dubbi, dovendosi probabilmente ascrivere a semplice confusione col monastero di Trigona (diocesi di Mileto), fondato dal santo e, in seguito, a lui stesso intitolato.
Battezzato come Basilio, fu educato a Mileto (Catanzaro) sotto la direzione di un asceta di nome Cirfflo, da cui ricevette anche l’abito monacale. Ben presto si manifestò in lui quella vocazione che doveva fruttargli presso i posteri il titolo di maestro dell’eremitismo, e si ritirò nella zona montagnosa compresa tra Rossano Calabro e Corigliano. Tra le laure eremitiche di quella regione Bartolomeo trovò l’oratorio dedicato a S. Sisinnio (probabilmente nella località denominata, oggi San Martino, presso Rossano) ove praticava la vita eremitica un vecchio monaco di nome Biagio: Bartolomeo convisse con lui qualche tempo, ma poi riprese a vagare in solitudine nella regione. Tuttavia, la fama delle virtù che egli praticava con la più rigida autodisciplina non tardò ad attirare presso di lui numerosi discepoli, sicché l’eremita dovette modificare la sua vita e intraprendere l’attività cenobitica, raccogliendo e istruendo quei fedeli che dovevano costituire il primo nucleo di un nuovo monastero.
Desiderando eludere ogni ingerenza dell’arcivescovo di Rossano, Nicola Maleinos, Bartolomeo si rivolse all’ammiraglio Cristodulo, il personaggio più influente della corte normanna, che lo presentò alla contessa Adelaide, vedova di Ruggero e reggente in nome di Ruggero II.
Gli aiuti della contessa furono, anche per motivi politici, pronti e generosi. Sorse così, all’inizio del sec. XII, il monastero basiliano di S. Maria Odigitria, che, in seguito, dall’appellativo di ??? dato al fondatore, prese il nome di S. Maria del Patir, o Patirion; già nel settembre 1103 Ruggero II conte di Calabria e di Sicilia ne confermava i primi possessi.
Il numero dei discepoli crebbe rapidamente e Bartolomeo, non ancora sacerdote, fu indotto da loro a ricevere gli ordini sacri: lo consacrò, come pare ormai accertato, Policronio, vescovo di Belcastro (le fonti parlano del vescovo di Ginecopoli; alcuni studiosi hanno riferito il presule alla diocesi di Cerenzia).
Avendo ottenuto da Ruggero II anche l’esenzione per il monastero, secondo il diritto normanno, Bartolomeo fu costretto a recarsi a Roma per risolvere la pronta reazione dell’arcivescovo di Rossano, che mal tollerava tale situazione: il papa Pasquale II, nell’agosto 1105, concesse allora il privilegiò di conferma della immunità del monastero, assumendolo sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede.
Qualche tempo dopo Bartolomeo si recò a Costantinopoli al fine di incrementare la biblioteca da lui istituita presso la comunità: qui Basilio Kalimeris gli affidò l’incarico di riformare un monastero del Monte Athos, che si trovava allora in stato di decadenza morale. L’opera di B. fu indubbiamente fruttuosa, la sua azione si esplicò efficacemente.
La comunità di S. Maria Odigi tria, specialmente dopo il ritorno del suo abate in Italia, ebbe vita fiorentissima e grande incremento, talché i benedettini di Rossano, mossi da invidia, nel 1125 accusarono Bartolomeo di concussione e di eresia presso Ruggero II, che promosse una inchiesta convocandolo a Messina. Bartolomeo non soltanto uscì indenne da quella calunnia, ma gli fu affidato dal futuro re normanno l’incarico di fondare un altro monastero basiliano nella città di Messina, in lingua Phari, intitolato a S. Salvatore. Tornato a Rossano, Bartolomeo inviò a reggere quel monastero il monaco Luca con altri dodici religiosi; lo stesso Luca fu da lui designato come suo successore al governo del monastero rossanese dopo la sua morte.
Morì il 19 ag. 1130; il suo sepolcro, di cui non resta più traccia, fu eretto nella chiesa della stessa abbazia.
Bartolomeo fu probabilmente canonizzato poco dopo la morte e il suo culto si diffuse ben presto in tutti i monasteri basiliani dell’Italia meridionale, come attestano anche i Tipici di Trigona, di Rossano e dì Messina.
Di Bartolomeo possediamo una preziosa biografia contenuta nel Messanensis Graecus 29, che è il secondo volume di un grande menologio, la cui prima parte si trova nel Mess.30, datato al foglio 265 con il 2 sett. 1308. L’autore del bios è probabilmente un discepolo di B., Filagato, monaco greco del monastero di S. Bartolomeo di Trigona, vissuto nella seconda metà del sec. XII.
(fonte: enciclopedia Treccani)